A.C. 107-A
Grazie, Presidente. A breve saremo chiamati ad approvare con voto finale in questo ramo del Parlamento quella che noi consideriamo una legge di civiltà. Io vorrei, innanzitutto, provare a confutare e sfatare un argomento, che è stato portato in questi giorni e in questi mesi dai banchi della destra con una domanda; una domanda che, però, noi riteniamo sbagliata, una domanda pretestuosa: ma come, con tutte le emergenze che abbiamo, ci occupiamo anche di omofobia? Questa domanda è stata più volte ripetuta. Per noi, lo vogliamo ripetere, è una domanda sbagliata, pretestuosa, perché, come è evidente a tutti, il Governo, il Parlamento, da mesi si occupano 24 ore su 24 di ogni emergenza che il Paese attraversa, a partire da quelle sanitarie, avendo dovuto e persino dovendo combattere non solo contro la tragedia del Coronavirus, ma anche contro i negazionisti o i sottovalutazioni del virus stesso, tra i quali anche coloro che hanno platealmente violato regole, mandato messaggi pericolosi, togliendosi e invitando a togliersi le mascherine. In secondo luogo, è pretestuosa, questa domanda, perché il Governo e il Parlamento si occupano insieme, 24 ore su 24, delle emergenze economiche e sociali, delle ricadute sociali ed economiche della pandemia. Ma ci chiediamo e chiediamo a tutti: ma perché contrapporre le emergenze economiche e sociali all'impegno per il rispetto e l'affermazione dei diritti delle persone? Perché contrapporre l'impegno quotidiano per la salute, per la sanità pubblica, il lavoro, l'impresa, la vita delle famiglie, la scuola, la semplificazione della pubblica amministrazione - e Dio sa quanto ce n'è bisogno anche in questi giorni -, a quello per rendere l'Italia, anche sul piano del rispetto autentico, sostanziale, della Costituzione e dei diritti, un Paese pienamente civile ed europeo?
Ma poi, siete davvero sicuri che l'omofobia, l'omotransfobia, non siano delle emergenze? Ci sono i dati pubblici, ufficiali, tra i quali quelli dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni, che ci sbattono in faccia ogni giorno la realtà: una realtà fatta di casi di discriminazione, atti di violenza per motivi di orientamento sessuale o di identità di genere, fatta di emarginazione e di bullismi; ogni giorno c'è un episodio di un branco che aggredisce una coppia omosessuale che si vuole bene, di un ragazzo o una ragazza omosessuali dileggiati, isolati, aggrediti, a scuola, nel quartiere o in quei pericolosi gironi dell'odio amplificati dalla rete. E tutti ricordiamo ancora i tanti, troppi casi, di ragazzine e ragazzini che non ce l'hanno fatta a reggere da soli il peso di queste discriminazioni, o i troppi casi di violenza che hanno portato a omicidi di persone per discriminazione sessuale. E così accade anche per i transessuali o per chi si trova a vivere situazioni di percorsi difficili e dolorosi di cambiamento di genere. Per non parlare poi del quotidiano stillicidio di misoginia, odio nei confronti della libertà delle donne e della parità di genere. Quale altra parola usare davanti a tutto ciò, se non emergenza? Lo diciamo al senatore Salvini, che ieri ha definito in confusione un Parlamento che si occupa anche di queste cose, senza alzare i toni, però noi gli diciamo che, secondo la nostra opinione, in confusione è chi chiude gli occhi davanti alle emergenze civili che riguardano i diritti. E crediamo che nessuno possa negare un fatto, la legge che stiamo discutendo e approvando ha solo un obiettivo: garantire diritti e dignità a persone che oggi sono discriminate, troppo spesso vittime di odio e istigazione alla violenza. Questo e non altro. Questa intenzione, in verità, c'è sempre stata, c'è stata nel testo di Alessandro Zan, in quello di Laura Boldrini. Mi permettete, come gruppo del Partito Democratico, di ringraziare tutti, ma in particolare loro due per il lavoro appassionato e intelligente che hanno fatto insieme agli altri membri della Commissione, ma anche per il lavoro di sintesi che tutta la Commissione e la maggioranza, ma non solo, hanno saputo fare; e anche qui voglio ringraziare i nostri commissari, a partire dal nostro capogruppo Alfredo Bazoli. Ma non c'è nel testo neanche questo rischio, che siamo chiamati ad approvare e che questo frutto di sintesi… queste preoccupazioni vengono meno, perché c'è stato un lavoro per tipizzare le fattispecie, legando l'istigazione al pericolo di atti e conseguenze concrete. Poi, noi democratici non avremmo potuto mai sostenere una norma che colpisse, limitasse la libertà di espressione e di pensiero. Intanto non lo potrebbe fare questo Parlamento, ontologicamente è il ruolo del pluralismo, ma, più in piccolo, non lo potrebbe fare il Partito Democratico, per il quale il pluralismo delle idee, il pluralismo delle culture politiche, fanno parte della propria Carta fondante. Ecco, concludendo, avviandomi a concludere, Presidente, questa legge si propone di prevenire e colpire le condotte di chi istiga e induce all'odio, alla discriminazione e alla violenza. E crediamo, quindi, che i dubbi e le preoccupazioni venuti anche da esponenti dell'opposizione, con cui però si è aperto un dialogo, penso al contributo che ha dato la deputata Giusi Bartolozzi, a quello che ha dato anche Enrico Costa, queste preoccupazioni anche grazie al loro contributo sono stati fugate. Altri aspetti hanno richiesto approfondimenti, anche perché alcune Commissioni hanno posto pareri, condizioni, hanno previsto delle modifiche. Noi le abbiamo accolte, c'è stato un confronto aperto, per esempio sul tema delicato dell'educazione di genere nelle scuole. È un tema delicato sul quale sono venute, però, alla fine, indicazioni e soluzioni pienamente rispettose dei principi educativi, del pluralismo, dell'autonomia scolastica, del rapporto tra la scuola e le famiglie; ieri, con un intervento importante, lo ha spiegato in quest'Aula Flavia Piccoli Nardelli. Per noi sono principi irrinunciabili, questi, perché delicati, perché attengono al futuro dei bambini e delle bambine.
E c'è stato anche, lo vogliamo ricordare, un confronto da rispettare anche nei diversi filoni del pensiero femminista, tra tante associazioni femminili e femministe. Lo abbiamo rispettato e favorito questo confronto perché comunque dentro a un dibattito finalizzato ad approvare una legge civile ed europea e costituzionale, non ad affossarla. Abbiamo combattuto contro le posizioni di chi avrebbe voluto bloccarla. Da ultimo, ci sono dei tornanti nella storia nei quali le battaglie per l'emancipazione civile e per il rispetto dei diritti avanzano, avanzano, anche contro i tentativi di fermarli, mettendosi contro la storia. Ci sono stati e ci sono esempi straordinari in tutto il mondo. Nella storia recente dell'Italia li abbiamo conosciuti, per esempio, negli anni Settanta, quando ci sono state le battaglie e le vittorie civili del divorzio, della riforma del diritto di famiglia, quelle sulla maternità e paternità responsabili e comunque perché fosse sempre la donna a decidere.
E più recentemente - lo ricordava Lucia Annibali - c'è stata quando il Parlamento ha approvato la legge sulle unioni civili. Ecco perché anche in questa occasione ci siamo battuti da questa parte; ci siamo battuti, ci batteremo con le armi della democrazia, della ragione, contro le posizioni di chi vorrebbe fermare il cammino dei diritti, della dignità delle persone, dei valori costituzionali e civili. Oscurantismi, intolleranze ed egoismi possono rallentare, ma non fermare questo cammino, perché sono valori che rappresentano il presente e il futuro della società aperta. Ed è con queste motivazioni che il Partito Democratico ha dato il suo contributo a questa pagina parlamentare di civiltà, ed è con queste motivazioni che annunciamo il voto favorevole del nostro gruppo.